La pazienza è una virtù difficile...
31-07-2023 22:09 - IL VANGELO SECONDO DON PIERO
Ivrea (TO), di Don Piero Agrano. La pazienza nel tempo.
La pazienza assume ora la caratteristica dell’attesa.
La rivelazione cristiana ci presenta un Dio che ha pazienza, che non ha le nostre frette. Il termine ultimo per Lui è il giudizio finale. Nel frattempo, non si stanca di offrire ad ogni sua creatura sempre nuove occasioni di cambiamento, di miglioramento. I conti si fanno solo alla fine.
In questa direzione si muovono le parabole di questa lettura evangelica. In un vasto campo che abbraccia il mondo intero c’è grano buono e zizzania. Questa l’ha seminata di nascosto un “nemico” del proprietario di quel fondo. Grano e zizzania rappresentano, in chiaroscuro, questo mondo in relazione al Regno di Dio. Il nemico è identificato, nella successiva spiegazione, come il “diavolo”. Comunque lo si rappresenti, il diavolo è simbolo del male, è il nemico giurato al Regno di Dio.
Dunque il punto su cui si concentra l’attenzione sta nel contrasto segnalato dalle due “semine”: il grano buono e la zizzania. La prima ipotesi di lettura porta ai contrasti che Gesù ha avuto agli inizi della sua missione. Già lì grano e zizzania si fronteggiano. Ma in Matteo lo sguardo cade sulla prima Chiesa, una ‘composizione’ di Giudei e pagani, di semplici e di dotti, dove c’è il bene e il male. La Chiesa stessa, dunque, si presenta come una “scuola” in cui mettere a frutto la mitezza e la pazienza evangeliche. In essa può apparire addirittura scandalosa la pazienza di Dio, manifestata da Gesù.
Sorprendente, a tutta prima, può apparire, infatti, la decisione del padrone: - niente intervento ora, aspettiamo il momento della mietitura! Che, nella tradizione biblica, è simbolo evidente del giudizio di Dio. Se buoni e cattivi, credenti ed increduli, coesistono nella stessa Chiesa, nessuno è autorizzato a anticipare il giudizio. Il tempo dell’attesa, come più volte è richiamato nelle Scritture, è tempo della pazienza di Dio. E l’intreccio, talvolta complesso, fra bene e male permane.
Le successive due brevi parabole del seme di senape e del lievito integrano il messaggio della parabola precedente. La pazienza di Dio, e quella correlata di noi, è necessaria non solo ad evitare un giudizio anticipato che potrebbe rivelarsi dagli effetti tragici, ma a consentirci di cogliere la crescita misteriosa del Regno di Dio. L’attenzione, infatti, cade sul contrasto fra gli inizi piccoli ed insignificanti ed il momento finale di un’”espansione” incredibile. Il seme di senapa è notoriamente un minuscolo seme, ma può dare luogo ad un ortaggio di grosse dimensioni. La quantità di lievito messo nella pasta è di modesta entità, ma l’intera pasta può assumere il suo sapore fragrante. Così la manifestazione della regalità di Dio in Gesù è inizialmente di piccole dimensioni, ma è proiettata da un esito finale, in cui “Dio sarà tutto in tutti”.
Di quella realizzazione finale del Regno di Dio la Chiesa intravede già nella sua storia alcuni segnali anticipatori, come appunto l’apertura missionaria, nonostante ostilità e persecuzioni. Il Regno di Dio è annunciato dalla Chiesa, e reso presente in lei. Molti aderiscono a quella regalità che passa attraverso la sequela di Gesù.
Insomma, in ogni epoca l’annuncio del vangelo parte da piccole cose, da esiti ridotti, ma la crescita può conoscere esiti impensabili.
Don Piero
Commento al vangelo della XVI domenica del tempo ordinario
(12 luglio 2023): Matteo 13, 24-43Come tante altre, la pazienza è una virtù difficile. La viviamo (o non la viviamo) negli incontri e nelle relazioni quotidiane. Un aspetto caratteristico della pazienza lo si sperimenta sull’asse del tempo. Cosa significa in concreto pazientare nel tempo?
La pazienza assume ora la caratteristica dell’attesa.
E’ capacità di attendere, è fiducia che nel tempo le cose possano cambiare, è scommessa su di una novità che può arrivare, quando meno te lo aspetti.
I tempi delle nostre programmazioni non lasciano grande spazio a questo genere di pazienza. Abbiamo bisogno di valutazioni a breve termine, di tirare le somme in fretta, senza troppo concedere ad una pazienza che chiede tempo.La rivelazione cristiana ci presenta un Dio che ha pazienza, che non ha le nostre frette. Il termine ultimo per Lui è il giudizio finale. Nel frattempo, non si stanca di offrire ad ogni sua creatura sempre nuove occasioni di cambiamento, di miglioramento. I conti si fanno solo alla fine.
In questa direzione si muovono le parabole di questa lettura evangelica. In un vasto campo che abbraccia il mondo intero c’è grano buono e zizzania. Questa l’ha seminata di nascosto un “nemico” del proprietario di quel fondo. Grano e zizzania rappresentano, in chiaroscuro, questo mondo in relazione al Regno di Dio. Il nemico è identificato, nella successiva spiegazione, come il “diavolo”. Comunque lo si rappresenti, il diavolo è simbolo del male, è il nemico giurato al Regno di Dio.
Dunque il punto su cui si concentra l’attenzione sta nel contrasto segnalato dalle due “semine”: il grano buono e la zizzania. La prima ipotesi di lettura porta ai contrasti che Gesù ha avuto agli inizi della sua missione. Già lì grano e zizzania si fronteggiano. Ma in Matteo lo sguardo cade sulla prima Chiesa, una ‘composizione’ di Giudei e pagani, di semplici e di dotti, dove c’è il bene e il male. La Chiesa stessa, dunque, si presenta come una “scuola” in cui mettere a frutto la mitezza e la pazienza evangeliche. In essa può apparire addirittura scandalosa la pazienza di Dio, manifestata da Gesù.
Sorprendente, a tutta prima, può apparire, infatti, la decisione del padrone: - niente intervento ora, aspettiamo il momento della mietitura! Che, nella tradizione biblica, è simbolo evidente del giudizio di Dio. Se buoni e cattivi, credenti ed increduli, coesistono nella stessa Chiesa, nessuno è autorizzato a anticipare il giudizio. Il tempo dell’attesa, come più volte è richiamato nelle Scritture, è tempo della pazienza di Dio. E l’intreccio, talvolta complesso, fra bene e male permane.
Le successive due brevi parabole del seme di senape e del lievito integrano il messaggio della parabola precedente. La pazienza di Dio, e quella correlata di noi, è necessaria non solo ad evitare un giudizio anticipato che potrebbe rivelarsi dagli effetti tragici, ma a consentirci di cogliere la crescita misteriosa del Regno di Dio. L’attenzione, infatti, cade sul contrasto fra gli inizi piccoli ed insignificanti ed il momento finale di un’”espansione” incredibile. Il seme di senapa è notoriamente un minuscolo seme, ma può dare luogo ad un ortaggio di grosse dimensioni. La quantità di lievito messo nella pasta è di modesta entità, ma l’intera pasta può assumere il suo sapore fragrante. Così la manifestazione della regalità di Dio in Gesù è inizialmente di piccole dimensioni, ma è proiettata da un esito finale, in cui “Dio sarà tutto in tutti”.
Di quella realizzazione finale del Regno di Dio la Chiesa intravede già nella sua storia alcuni segnali anticipatori, come appunto l’apertura missionaria, nonostante ostilità e persecuzioni. Il Regno di Dio è annunciato dalla Chiesa, e reso presente in lei. Molti aderiscono a quella regalità che passa attraverso la sequela di Gesù.
Insomma, in ogni epoca l’annuncio del vangelo parte da piccole cose, da esiti ridotti, ma la crescita può conoscere esiti impensabili.
Don Piero
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