Amore 2.0 (duepuntozero): anche ad Ivrea in piazza per il diritto ad amare civilmente.
24-01-2016 07:09 - ATTUALITA´
Ivrea (TO), di Désirée Gabella. Ieri anche ad Ivrea, come in molte città del resto d´Italia, si è tenuta una manifestazione per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, relativamente alla legittimazione delle unioni civili, che da sempre fa molto discutere, ma soprattutto in quest´ultimo periodo. Detto così sembrerebbe riduttivo, perché bisognerebbe parlare di coppie e basta, senza caratterizzarle da un genere, ma non è così scontato se si pensa che, nel frattempo, in città anche le "sentinelle in piedi", contrarie all´approvazione di tali diritti e venuti alla ribalta per il loro modo di manifestare stando semplicemente in piedi in un luogo specifico della città e senza fare nulla, manifestavano il proprio pensiero. Un saggio detto afferma che "la libertà di una persona finisce dove inizia quella di un´altra", l´importante è non ledere a nessuno. Ora, e´ palese che entrambi esprimessero liberamente il proprio pensiero, ma la vera differenza sta nel fatto che, mentre le coppie omosessuali cercavano di sensibilizzare l´opinione pubblica al fine di vedere riconosciuti dei diritti che non comporterebbero comunque danno a terzi in alcun modo, le "sentinelle in piedi", invece, vogliono impedire che tali diritti vengano concessi, e, di fatto, negando quindi un altrui libertà. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché? Qual è il reale motivo che spinge talune persone ad occupare il proprio tempo per scendere in piazza appositamente per far si che delle libertà vengano negate a persone che contemporaneamente lottano pacificamente affinché venga riconosciuto il proprio diritto ad amare? Quesiti ed assurdità di una società 2.0, che si dice evoluta, ma non accetta nessuna diversità, che vuole ampliare i propri orizzonti ma fin dove arriva lo sguardo, che richiede flessibilità ma non è flessibile, che parla di pace e amore ma non per tutti. Ed ecco sviscerato in tutte le salse il concetto di famiglia: tradizionale, di fatto, di diritto, allargata...naturalmente limitandola alle figure di sesso opposto! Ma cos´è che fa si che una famiglia sia tale? Non è forse il legame tra due persone che scelgono di avere un progetto di vita comune e si adoperano per far si di raggiungere i propri obiettivi? Non è l´amarsi e rispettarsi reciprocamente nel bene e nel male fino alla morte? E come fa una società 2.0, in cui le coppie di diritto sono tradizionalmente formate da un uomo ed una donna, ad affermare cosa sia giusto o sbagliato quando i principi cardine della famiglia vengono continuamente violati o messi in discussione da un numero sempre maggiore di separazioni, divorzi, tradimenti, violenze, uxoricidi e battaglie legali nel caso di rottura della coppia? Ci si chiede realmente allora quale e di chi sia il problema nell´accogliere i diritti di coppie dello stesso sesso, e quali sarebbero i disagi eventualmente arrecati alle famiglie "tradizionali" da parte di questi. La sensazione e´ quasi quella che la gente sia ormai così arrabbiata per una vita che non piace, che trovi legittimo rendere più difficile quella altrui per poi potersi crogiolare in un effimero "c´è chi sta peggio di me". Ed ecco che forse il problema non sono più le coppie, ma la paura e l´egoismo, in una società che si dice civile, ma in cui spesso regna l´indifferenza e che è sovente pronta a puntare il dito su chi la pensa diversamente, su chi sa amare (diversamente), giudicando ed osteggiando persino chi chiede che venga legalmente riconosciuto il suo diritto a poter amare come tutti gli altri in un modo unico, totale e "per tutta la vita", anche se ormai è "tradizionalmente" spesso fuori moda. Perché se da sempre nelle società c´è la paura del "diverso", e´ anche vero che, ormai, anche la paura di amare non scherza.
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