Terrorismo in Val Susa, blitz della Digos. Ritorna la strategia della tensione, tra gli arrestati anche un eporediese.
18-12-2013 20:32 - CRONACA
Torino (TO), di Lina Pasca. L´accusa è di quelle che fanno paura, che riportano ad anni lontani, ad anni di lotte, omicidi, sangue e terrore. Un´accusa che ci scaraventa indietro nel tempo, agli Anni di Piombo, a bombe, stragi, e morti di Stato. Ma non siamo negli anni ´70, non stiamo parlando di Brigate Rosse, né di Moro, e neanche dei fratelli Mattei arsi vivi nel rogo di Primavalle. Stiamo parlando della Val Susa, una splendida valle immersa in uno degli angoli più suggestivi del Piemonte, abitata da gente semplice ed onesta. Una zona diventata, suo malgrado, teatro di manifestazioni violente e finita col trasformarsi in vittima e carnefice di una protesta snaturata dal suo fine originario. Si Tav-No Tav. A distanza di vent´anni dalla sua nascita, quello che doveva essere un movimento di contestazione contro la realizzazione di infrastrutture per l´alta velocità ferroviaria, ha perso la sua connotazione primaria. La messa in opera della linea ferroviaria Torino-Lione, al centro del dibattito, costituisce oggi una forte valenza politica a prescindere dalla giustezza o l´infondatezza delle opinioni tecniche in merito. Gli investimenti finanziari per la realizzazione della mega opera sarebbero, secondo i No-Tav, sproporzionati rispetto alla sua realistica utilità, restando in sostanza sottoutilizzata. Territori montani di illibata bellezza deturpati e un meraviglioso pezzo di Piemonte sfregiato, "solo" per garantire appalti milionari alla grande imprenditoria, con la complicità della classe politica compiacente. Una gestione inadeguata della spesa pubblica e del territorio a vantaggio di pochi? Chissà. Ma non per chi la Tav la vuole, per chi sostiene che la grande linea ferroviaria sia capace di sostituire il traffico di auto e aerei, decongestionando le ordinarie vie di comunicazione. Fin qui solo la normale cronaca di una storia, se non fosse per il fatto che l´originaria protesta si è modificata nel tempo. Un´intera valle ha "assorbito" malcontenti generalizzati - avulsi dal progetto Tav - ed ha finito con l´ospitare, suo malgrado, "estranei" dissidenti mossi dalle peggiori intenzioni. Non più pacifici abitanti della Val Susa che dicono no a una linea ferroviaria, ma masse eterogenee di contestatori che si ribellano a un uso smoderato dei soldi dei contribuenti, e, come da copione, gruppi di facinorosi provenienti da tutt´ Italia. Qual´è dunque la verità oggettiva sull´Alta Velocità in Piemonte? Ad oggi e a distanza di anni dal sorgere delle originarie proteste, non lo sappiamo. Ma sappiamo molto altro. La Val Susa è finita col diventare teatro di violenze di matrice politica e attentati terroristici. Sì, perché è proprio di attentato con finalità di terrorismo l´accusa mossa dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo nei confronti di quattro persone arrestate, nei giorni scorsi, dalla Digos di Torino e di Milano. Un gruppo di sovversivi, tra cui un eporediese, resisi responsabili di gravi episodi di violenza. I fatti risalgono alla notte tra il 13 e il 14 maggio scorso quando Claudio Alberto, 23enne di Ivrea, Mattia Zanotti, 29enne di Milano, Chiara Zenobi, 41enne di Teramo residente a Torino e Niccolo Blasi, marchigiano ma anch´egli residente a Torino, presero d´assalto il cantiere di Chiomonte lanciando oggetti e petardi. Le ipotesi di reato contro i quattro anarchici sono attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, danneggiamento e detenzione di armi da guerra. Quella notte, un gruppo di circa trenta persone legate all´area anarco-insurrezionalista arrivò dal bosco della Val Clarea e attaccò il cantiere del tunnel. I dissidenti, vestiti di nero e col volto coperto, assaltarono, con razzi lanciati da un mortaio rudimentale, bengala e pietre, bombe carta e bottiglie incendiarie, quattro cancelli del cantiere. Divamparono incendi e solo il caso evitò che qualcuno, tra le forze dell´ordine e gli operai, si ferisse. Non fu una manifestazione come le altre quella di maggio, ma un´azione criminale pianificata, organizzata con vedette e gruppi d´assalto e portata avanti con strategia terroristica. "La lotta violenta contro il Tav è un attacco alla legalità democratica, un tentativo di piegare lo Stato italiano e di delegittimare le sue decisioni. Ed è anche per questo che l´accusa, adesso, non può che essere di terrorismo". Sono queste le drammatiche parole di Federica Bompieri, gip del tribunale di Torino, che motiva così l´arresto dei quattro anarchici. Parole pesanti che riportano agli anni della tensione e che inducono il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, a dire che la questione è diventata articolata e difficile, con implicazioni economiche e politiche importanti. Una questione talmente complicata da non poter essere delegata solo a magistratura e polizia. La deriva sempre più oltranzista delle battaglie No Tav è sotto gli occhi di tutti. Non solo gli attacchi al cantiere, ma anche minacce agli imprenditori, ai giornalisti, ai magistrati e ai politici favorevoli all´opera, la diffusione di "stampa clandestina" e i sabotaggi, sono la dimostrazione che è in atto la volontà di creare un clima di insicurezza. "Una strategia - secondo il gip Bompieri - che portata a livelli di esasperazione, è idonea a diffondere sfiducia e a minare la credibilità delle istituzioni". Si vive il presente e si guarda al futuro, ma la strategia della tensione è quella del passato. Stesse disegni criminali, stessa violenza. Se questo non è terrorismo, allora, cos´è?
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