La parola ai lettori. "Tucc´un. Lettera aperta agli Eporediesi (di Andrea Gaudino)
13-03-2014 16:33 - ATTUALITA´
Ivrea (TO). Di Redazione. Un nostro utente ci ha scritto chiedendo di pubblicare una sua lettera e noi diamo spazio al suo pensiero. Buona lettura! "Tucc´un. Lettera aperta agli Eporediesi.
Mi sono interrogato molto durante questo carnevale sul senso del gruppo, di quel "tucc´un": il motto famoso del "tutti per uno e uno per tutti" che ha dato il nome ai Tuchini del Borghetto.
L´ispirazione è arrivata martedì sera al Funerale, il mio primo funerale del carnevale. Era il termine di una giornata faticosa preceduta da un lunedì grasso molto bagnato e sfibrante. Come dicevo un martedì impegnativo, ma coronato dalla vittoria che aspettavo dal 2002, il mio primo anno da mercenario.
La festa è stata tanta, il bagno a casa un vero trofeo di guerra, ma - nonostante il desiderio di un letto caldo mi faceva tendere a rimanere a casa - c´era qualche cosa che mi attirava in Piazza Ferruccio Nazionale, che mi diceva: "Andrea stasera devi partecipare al Funerale del carnevale: non puoi mancare".
Forse questo pensiero è già venuto a molti, ma io lo vorrei condividere con tutti gli eporediesi perché penso che nel "tucc´un" del carnevale d´Ivrea ci sia la chiave di volta dello smarrimento e della solitudine che caratterizza questi anni di crisi all´italiana.
Mi sono chiesto come fosse possibile. Come è possibile che questa moltitudine di gente sia qui, il martedì sera alle 22 fischiate - quando magari il giorno dopo una scrivania o un rullo li aspetterà puntuale alle 8 del mattino - per stare in silenzio a fare una processione dietro una banda di pifferi e di personaggi che ancora pensano di vivere in un´epoca passata?
In questo mondo in cui si tende sempre a pensare a un IO individuale, slegato dal resto del mondo, colpisce molto la forza torrenziale delle tradizioni che vince sopra ogni crisi d´identità e ci fa sentire ancora una volta degli Eporediesi, membri di una Comunità (per citare il nostro grande padre politico e spirituale) con una cultura condivisa, che ha voglia di camminare con gambe proprie e, compatibilmente con le asimmetrie e mancanze di ritmo, insieme.
Il passaggio successivo del mio animo in fermento è stato: "Ma allora perché ci mobilitiamo così in massa per una manifestazione che nella vita di tutti i giorni è sostanzialmente inutile, quando poi nelle vere sfide quotidiane e sociali tendiamo un po´ tutti a delegare, lasciare fare ad altri con indifferenza?". Sicuramente la delega è più comoda, ma non penso sia solo un motivo di pigrizia e ancora meno di distinzione tra buoni e cattivi, i primi quelli che si impegnano per gli altri e i secondi quelli che non lo fanno.
Penso che tutti si interessino, la distinzione buoni e cattivi serve solo a ghettizzare e non ha mai portato a dei risultati; penso invece che il fulcro della questione sia la Fiducia. Abbiamo fiducia negli altri componenti della nostra comunità ( dalla classe alla scuola, dal quartiere al sindaco, dalla città alla nazione) soltanto quando ci sentiamo parte integrante di qualcosa di tangibile, quando ci sentiamo un anello di una catena che cammina insieme.
Sul come arrivare a questo senso di appartenenza comunitaria non ho che qualche idea abbozzata e molto nebulosa, però spero che queste mie parole possano servire a chi non si è mai fatto questa domanda: "Perché si dev´essere tutti uguali, e in ciò sentirsi parte d´Ivrea, soltanto nei pochi giorni di carnevale e non invece impegnarsi tutti un po´ sempre, tutti i giorni dell´anno, per rendere la nostra città un posto più bello, libero e vivo? Un posto in cui si facciano investimenti sul sapere, sulla ricerca del nuovo e non ci si limiti a ricordare quella bella gloria che siamo stati. Una società che, con la coscienza del suo passato, tenda ad un futuro diverso ma possibile. Una Comunità.".
Ieri sera, mentre ero in corteo in via Arduino, pensavo che sarebbe davvero bello che la fiaccolata, che si svolgerà sullo stesso percorso giovedì 20 marzo per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie e per rinnovare il nostro impegno quotidiano per un Italia diversa, fosse così partecipata e soprattutto sentita dagli Eporediesi. Sarebbe bello che in piazza Ferruccio Nazionale, dove si leggeranno una per una tutte le quasi 900 vittime delle mafie, ci fossero almeno 900 persone pronte a prendere il testimone di tutti questi italiani coraggiosi, trasformandolo in impegno quotidiano, nel fare "bene" quello che si sa fare bene: ovvero il proprio mestiere, qualunque esso sia.
Per quelli che sono riusciti ad arrivare al fondo di queste parole confuse, vi ringrazio per l´attenzione che mi avete dato e spero di vedervi presto e, insieme, camminare."
Andrea Gaudino (5 Marzo 2014)
Mi sono interrogato molto durante questo carnevale sul senso del gruppo, di quel "tucc´un": il motto famoso del "tutti per uno e uno per tutti" che ha dato il nome ai Tuchini del Borghetto.
L´ispirazione è arrivata martedì sera al Funerale, il mio primo funerale del carnevale. Era il termine di una giornata faticosa preceduta da un lunedì grasso molto bagnato e sfibrante. Come dicevo un martedì impegnativo, ma coronato dalla vittoria che aspettavo dal 2002, il mio primo anno da mercenario.
La festa è stata tanta, il bagno a casa un vero trofeo di guerra, ma - nonostante il desiderio di un letto caldo mi faceva tendere a rimanere a casa - c´era qualche cosa che mi attirava in Piazza Ferruccio Nazionale, che mi diceva: "Andrea stasera devi partecipare al Funerale del carnevale: non puoi mancare".
Forse questo pensiero è già venuto a molti, ma io lo vorrei condividere con tutti gli eporediesi perché penso che nel "tucc´un" del carnevale d´Ivrea ci sia la chiave di volta dello smarrimento e della solitudine che caratterizza questi anni di crisi all´italiana.
Mi sono chiesto come fosse possibile. Come è possibile che questa moltitudine di gente sia qui, il martedì sera alle 22 fischiate - quando magari il giorno dopo una scrivania o un rullo li aspetterà puntuale alle 8 del mattino - per stare in silenzio a fare una processione dietro una banda di pifferi e di personaggi che ancora pensano di vivere in un´epoca passata?
In questo mondo in cui si tende sempre a pensare a un IO individuale, slegato dal resto del mondo, colpisce molto la forza torrenziale delle tradizioni che vince sopra ogni crisi d´identità e ci fa sentire ancora una volta degli Eporediesi, membri di una Comunità (per citare il nostro grande padre politico e spirituale) con una cultura condivisa, che ha voglia di camminare con gambe proprie e, compatibilmente con le asimmetrie e mancanze di ritmo, insieme.
Il passaggio successivo del mio animo in fermento è stato: "Ma allora perché ci mobilitiamo così in massa per una manifestazione che nella vita di tutti i giorni è sostanzialmente inutile, quando poi nelle vere sfide quotidiane e sociali tendiamo un po´ tutti a delegare, lasciare fare ad altri con indifferenza?". Sicuramente la delega è più comoda, ma non penso sia solo un motivo di pigrizia e ancora meno di distinzione tra buoni e cattivi, i primi quelli che si impegnano per gli altri e i secondi quelli che non lo fanno.
Penso che tutti si interessino, la distinzione buoni e cattivi serve solo a ghettizzare e non ha mai portato a dei risultati; penso invece che il fulcro della questione sia la Fiducia. Abbiamo fiducia negli altri componenti della nostra comunità ( dalla classe alla scuola, dal quartiere al sindaco, dalla città alla nazione) soltanto quando ci sentiamo parte integrante di qualcosa di tangibile, quando ci sentiamo un anello di una catena che cammina insieme.
Sul come arrivare a questo senso di appartenenza comunitaria non ho che qualche idea abbozzata e molto nebulosa, però spero che queste mie parole possano servire a chi non si è mai fatto questa domanda: "Perché si dev´essere tutti uguali, e in ciò sentirsi parte d´Ivrea, soltanto nei pochi giorni di carnevale e non invece impegnarsi tutti un po´ sempre, tutti i giorni dell´anno, per rendere la nostra città un posto più bello, libero e vivo? Un posto in cui si facciano investimenti sul sapere, sulla ricerca del nuovo e non ci si limiti a ricordare quella bella gloria che siamo stati. Una società che, con la coscienza del suo passato, tenda ad un futuro diverso ma possibile. Una Comunità.".
Ieri sera, mentre ero in corteo in via Arduino, pensavo che sarebbe davvero bello che la fiaccolata, che si svolgerà sullo stesso percorso giovedì 20 marzo per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie e per rinnovare il nostro impegno quotidiano per un Italia diversa, fosse così partecipata e soprattutto sentita dagli Eporediesi. Sarebbe bello che in piazza Ferruccio Nazionale, dove si leggeranno una per una tutte le quasi 900 vittime delle mafie, ci fossero almeno 900 persone pronte a prendere il testimone di tutti questi italiani coraggiosi, trasformandolo in impegno quotidiano, nel fare "bene" quello che si sa fare bene: ovvero il proprio mestiere, qualunque esso sia.
Per quelli che sono riusciti ad arrivare al fondo di queste parole confuse, vi ringrazio per l´attenzione che mi avete dato e spero di vedervi presto e, insieme, camminare."
Andrea Gaudino (5 Marzo 2014)
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