Io non dimentico
25-01-2015 22:26 - CULTURA
Ivrea (TO), di Giada Verre. Si avvicina il 27 Gennaio, data che come ogni anno viene ricordata in tutto il mondo e definita "Giornata della memoria", ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell´Olocausto. Tale ricorrenza venne designata il primo Novembre 2005 dall´Assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare la liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell´Olocausto. Il 27 Gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, un nome che riecheggia nella storia per le atrocità che vi furono perpetuate. Esattamente 70 anni fa l´Armata Rossa, nel corso dell´offensiva in direzione di Berlino, arrivò presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz in tedesco) scoprendo il campo e liberandone i sopravvissuti. Lo spettacolo che si mostrò di fronte a quegli uomini fu di un´atrocità indescrivibile; i superstiti ormai allo stremo delle forze, ridotti al limite, non più uomini, come scriveva il compianto Primo Levi; il numero impressionante di vittime, troppe da contare, troppe da immaginare. Le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono per la prima volta l´orrore del genocidio nazista, rimasto fino ad allora, celato agli occhi del mondo; inoltre vennero svelati gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati all´interno dei lager nazisti. Ad Auschwitz, circa 15 giorni prima, i tedeschi si erano rovinosamente ritirati portando con loro tutti i superstiti sani, nel disperato tentativo di nascondere gli orrori commessi; quella marcia, nella quale molti prigionieri perirono, passò alla storia come la "marcia della morte". Le vittime dell´Olocausto ammontano a quasi 15 milioni, tra Ebrei e soggetti "non desiderati" tra cui omosessuali, zingari e prigionieri politici. Il 27 Gennaio è un giorno che deve riportare alla mente questo numero, è un giorno che deve bruciare nelle nostre coscienze. Ma davvero noi ricordiamo? basta accendere la televisione e sintonizzarsi su un qualsiasi telegiornale per chiedersi "Abbiamo davvero imparato la lezione?". Io venni a conoscenza dell´Olocausto all´età di 6 anni, ascoltando la canzone di Guccini "Auschwitz"; chiesi a mia madre cosa volesse dire quella parola, e lei mi raccontò degli ebrei, dei campi di sterminio e della guerra con la limpidezza che ogni genitore mostra svelando al figlio gli orrori di questa vita. All´epoca la guerra si stava combattendo vicino alle nostre frontiere, l´esercito Serbo invadeva la Bosnia, il generale Karazdic, al pari dei macellai di Auschwitz uccideva, torturava e deportava i suoi nemici. Ad oggi credo che mia madre avrebbe potuto parlarmi di quello, perché Auschwitz è la guerra, Auschwitz è l´odio; cambia lo scenario, cambiano le modalità e le misure, ma l´odio non cambia, l´odio non muore. Auschwitz è Sarajevo, è la Palestina è la Siria. Sembra passata un´eternità da quell´ultima guerra, da quella data, ma c´è chi ancora ricorda, chi ancora non vuole dimenticare. Pare quasi impossibile che mia nonna abbia vissuto quei momenti, che abbia visto uniformi nemiche invadere la sua casa, eppure è successo, e le voci ormai flebili di chi ricorda stanno per svanire. Sono queste le voci che dobbiamo ascoltare, in un mondo in cambiamento, e, diciamolo, in guerra. Io non smetterò di ascoltare mia nonna, o chi, come lei, ha visto l´odio nelle sue forme più brutali, non smetterò di voltarmi indietro, non smetterò di ricordare, perché io non dimentico.
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