Il giorno della memoria: l´eco di un orrore senza tempo
27-01-2014 14:01 - ATTUALITA´
Ivrea (To), di Stefania Bernardo. Come ogni 27 gennaio risuona per il mondo l´eco di un orrore senza tempo. Come ogni 27 gennaio il cancello di Auschwitz si apre. I ricordi dei sopravvisuti, i fantasmi di tutti quei morti risorgono pronti a guardare in faccia l´umanità. Non dimenticateci, questo chiedono. E per non dimenticarli, in questo giorno, il mondo li ricorda, con citazioni, eventi, cerimonie.
Oggi ognuno di noi volge lo sguardo al passato, sfoglia libri di storia, guarda documentari. La domanda più frequente che salta alla mente, mentre si guardano le foto di quegli scheletri con il "pigiama a righe", è "Come è stato possibile?" Com´è possibile che un uomo, un essere umano, faccia scempio di un altro suo simile. Com´è possibile che mentre lo affamava, lo denigrava, lo spogliava, lo uccideva non si sia accorto che era fatto esattamente come lui: carne, ossa e sangue. Quel sangue che scorre nelle vene degli uomini di tutto il mondo e che ha per tutti lo stesso colore: il rosso.
"Come è stato possibile?" E´ una domanda la cui risposta sfuma fra mille teorie e mille spiegazioni. Ha davvero senso questa giornata? O è solo un modo per mettere a tacere i rimorsi, per tentare di mettere a tacere i fantasmi?
La risposte è sì. Ricordare è la vera e unica salvezza. Il futuro corre veloce ma l´unico modo per costruirlo, o quanto meno tentare di farlo, nella maniera corretta, è quello di conoscere a fondo il proprio passato e di conseguenza i proprio errori, anche i più orribili.
L´eredità di questo orrere grava sulle spalle dell´umanità intera. Umanità, che nonostante il trascorrere degli anni, ancora non ha imparato la lezione e continua imperterrita a versare in giro per il mondo il sangue dei suoi simili e a perpetrare orrendi crimini.
In questo giorno occorre fermarsi e ascoltare quei fantasmi che non vogliono essere dimenticati e promettere loro di imparare, una volta per tutte, la lezione: siamo tutti uguali.
Sanguiniamo tutti allo stesso modo.
24 Gennaio 1945-27 Gennaio 2014
VITA SCIUPATA
Vita sciupata
Che infamia
Che i giorni scorrano senza alcun senso
Che anziché il riso — io conosca soltanto lacrime
Sono avvilita, sono angosciata
Per aver perduto ogni speranza da così tanto tempo
Come accettare la grettezza umana?
Come pensare alla morte — quando il mondo mi sta chiamando!
Non ho ancora vent´anni
Sono giovane!
Giovane,
GIOVANE!
Vita sciupata, che infamia...
Halina Nelken, Auschwitz, 1944
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c´è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. Primo Levi Se Questo è un uomo
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l´avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l´ordine, la pace e la serenità. Anna Frank
Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell´armadio. Sono incisi nella nostra pelle! Non possiamo liberarcene.
Trudi Birger, Ho sognato la cioccolata per anni.
Oggi ognuno di noi volge lo sguardo al passato, sfoglia libri di storia, guarda documentari. La domanda più frequente che salta alla mente, mentre si guardano le foto di quegli scheletri con il "pigiama a righe", è "Come è stato possibile?" Com´è possibile che un uomo, un essere umano, faccia scempio di un altro suo simile. Com´è possibile che mentre lo affamava, lo denigrava, lo spogliava, lo uccideva non si sia accorto che era fatto esattamente come lui: carne, ossa e sangue. Quel sangue che scorre nelle vene degli uomini di tutto il mondo e che ha per tutti lo stesso colore: il rosso.
"Come è stato possibile?" E´ una domanda la cui risposta sfuma fra mille teorie e mille spiegazioni. Ha davvero senso questa giornata? O è solo un modo per mettere a tacere i rimorsi, per tentare di mettere a tacere i fantasmi?
La risposte è sì. Ricordare è la vera e unica salvezza. Il futuro corre veloce ma l´unico modo per costruirlo, o quanto meno tentare di farlo, nella maniera corretta, è quello di conoscere a fondo il proprio passato e di conseguenza i proprio errori, anche i più orribili.
L´eredità di questo orrere grava sulle spalle dell´umanità intera. Umanità, che nonostante il trascorrere degli anni, ancora non ha imparato la lezione e continua imperterrita a versare in giro per il mondo il sangue dei suoi simili e a perpetrare orrendi crimini.
In questo giorno occorre fermarsi e ascoltare quei fantasmi che non vogliono essere dimenticati e promettere loro di imparare, una volta per tutte, la lezione: siamo tutti uguali.
Sanguiniamo tutti allo stesso modo.
24 Gennaio 1945-27 Gennaio 2014
VITA SCIUPATA
Vita sciupata
Che infamia
Che i giorni scorrano senza alcun senso
Che anziché il riso — io conosca soltanto lacrime
Sono avvilita, sono angosciata
Per aver perduto ogni speranza da così tanto tempo
Come accettare la grettezza umana?
Come pensare alla morte — quando il mondo mi sta chiamando!
Non ho ancora vent´anni
Sono giovane!
Giovane,
GIOVANE!
Vita sciupata, che infamia...
Halina Nelken, Auschwitz, 1944
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c´è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. Primo Levi Se Questo è un uomo
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l´avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l´ordine, la pace e la serenità. Anna Frank
Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell´armadio. Sono incisi nella nostra pelle! Non possiamo liberarcene.
Trudi Birger, Ho sognato la cioccolata per anni.
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