Giornata della memoria: ad Ivrea la targa della Vezzosa Mugnaia del 1892 Perla Faluoni Foa ricorda tutto l´anno le stragi naziste.
28-01-2015 01:05 - ATTUALITA´
Ivrea (TO), di Desiree´ Gabella. Anche ad Ivrea la "Giornata della memoria", con data che ricorre convenzionalmente il 27 gennaio, per ricordare la strage dei campi di concentramento in cui furono sterminate migliaia di persone, non è passata inosservata. Ad Ivrea, comunque, c´è un simbolo che fa ricordare a tutta la popolazione durante tutto l´anno, e non solo in una giornata, quello che significò. Si tratta di una targa posta in una delle vie principali della città, la centralissima via Palma, all´esterno della sinagoga presente in città. Questa targa, dallo sfondo celeste e con l´immagine di una donna vestita di bianco, riporta un´enorme scritta arancione "Perla Faluoni Foa - Ivrea 1873 - Auschwitz 1944", e poi, prima di un lungo scritto sottostante, un´altra scritta in rosso "Mugnaia 1892". La descrizione sottostante narra della sua famiglia, di origine ebraica, storicamente perseguitata, per poi introdurre quando lei venne designata ad interpretare un ruolo chiave all´interno di una delle manifestazioni eporediesi più importanti, il suo Storico Carnevale, all´interno del quale, nel 1892, rappresento´ l´eroina principale della festa, la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà e forza. Il fatto che questo simbolo di libertà sia stato interpretato da una donna poi deceduta proprio per la negazione di libertà e´ abbastanza significativo. Nel 1942 Perla venne convocata presso il comune di Ivrea dove confermo´ le proprie origini ebraiche. Di lì a poco venne arrestata ed incarcerata presso il castello cittadino, allora adibito a prigione, insieme ai suoi fratelli. Dopo qualche mese vennero scarcerati, ma la loro vera condanna arrivò quando, successivamente, vennero prelevati dalle SS naziste, poi internati a Fossoli, in un campo di concentramento nelle vicinanze di Modena e, nell´estate del 1944, deportati presso il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Secondo le ultime informazioni, presenti presso il Centro di Documentazione ebraico di Milano, Perla, che allora aveva 71 anni, ed i suoi fratelli vennero uccisi presso le camere a gas lo stesso giorno dell´arrivo ad Auschwitz. Lo scritto cita sul finale "il ricordo della sfortunata Mugnaia e´ stato restituito al cuore degli Eporediesi da Costantino Garda che, nel 1966, in qualità di Podestà, dedico´, con gesto altamente simbolico e pregnante, la cerimonia della Preda in Dora - a colei che fu chiamata ad interpretare la Libertà e che la libertà perse ad Auschwitz. A Perla Faluomi Foa, una perla in più, la più fulgida, sulla corona marchionale che sovrasta lo stemma di Ivrea".
Perla e´ solo uno dei simboli a metà tra il più alto esempio di libertà e la negazione della stessa racchiusi in una stessa persona. Lo stesso simbolo a cui si pensa quando, leggendo la scritta presente sui cancelli del campo di concentramento di Auschwitz che cita "Arbeit macht frei = il lavoro rende liberi", si vede come l´unica libertà presente per chi lavorava nei campi di concentramento fosse dovuta alla morte, unica fase in cui cessavano definitivamente le torture naziste. Purtroppo le nozioni su ciò che accadde allora sono sempre più offuscate, dovute un po´ al venir meno delle memorie storiche, un po´ a chi cerca volutamente di offuscarne il ricordo e chiare forme di negazionismo, un po´ dalla disinformazione e dal disinteresse di molti. Fatto sta che si trattò del più grande genocidio della storia, che, comunque, al di la´ di ciò che molti credono, non colpì solamente gli Ebrei, ma coinvolse anche disabili, malati, gay, Rom, per poi estendersi sovente a chiunque non rispettasse i canoni dei tratti ariani. Uno stesso zio di mia madre (non Ebreo), raccontava di essere stato deportato in un campo di concentramento da cui riuscì a scappare, riuscendo a tornare a casa a piedi e cibandosi di ciò che trovava lungo il percorso, principalmente bucce di patate). Un massacro che, tuttavia, non rimase circoscritto a quell´ultimo terrificante episodio, ma, sotto altre forme e con altri popoli, purtroppo continua tutt´oggi. Segno che la storia insegna, ma, troppo spesso, non si impara.
Perla e´ solo uno dei simboli a metà tra il più alto esempio di libertà e la negazione della stessa racchiusi in una stessa persona. Lo stesso simbolo a cui si pensa quando, leggendo la scritta presente sui cancelli del campo di concentramento di Auschwitz che cita "Arbeit macht frei = il lavoro rende liberi", si vede come l´unica libertà presente per chi lavorava nei campi di concentramento fosse dovuta alla morte, unica fase in cui cessavano definitivamente le torture naziste. Purtroppo le nozioni su ciò che accadde allora sono sempre più offuscate, dovute un po´ al venir meno delle memorie storiche, un po´ a chi cerca volutamente di offuscarne il ricordo e chiare forme di negazionismo, un po´ dalla disinformazione e dal disinteresse di molti. Fatto sta che si trattò del più grande genocidio della storia, che, comunque, al di la´ di ciò che molti credono, non colpì solamente gli Ebrei, ma coinvolse anche disabili, malati, gay, Rom, per poi estendersi sovente a chiunque non rispettasse i canoni dei tratti ariani. Uno stesso zio di mia madre (non Ebreo), raccontava di essere stato deportato in un campo di concentramento da cui riuscì a scappare, riuscendo a tornare a casa a piedi e cibandosi di ciò che trovava lungo il percorso, principalmente bucce di patate). Un massacro che, tuttavia, non rimase circoscritto a quell´ultimo terrificante episodio, ma, sotto altre forme e con altri popoli, purtroppo continua tutt´oggi. Segno che la storia insegna, ma, troppo spesso, non si impara.
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