Christiania, la città libera
10-04-2016 19:59 - CURIOSITA´ DAL MONDO




















Christiania (Mondo) di Giada Verre. Christiania, conosciuta anche come Città Libera di Christiania, è un quartiere parzialmente autogovernato nel distretto di Christianshavn, nella città di Copenaghen. Venne fondata nel 1971 quando un gruppo di hippies occupò una base navale dismessa alle porte della capitale proclamandola Città Libera, in danese Fristad. Si tratta di uno spazio libero che vive fuori dalla legislazione di Copenaghen, sede leggendaria del più grande squat d’Europa e pilastro dello spirito contestatario dell’inizio degli anni settanta, basato sull’ideologia dell’anarchia pacifista. I residenti dopo varie vicissitudini erano riusciti a raggiungere un accordo con il governo danese per il riconoscimento di Christiania come suolo autogestito, basato sul principio dell’autodeterminazione e della proprietà collettiva. Culturalmente la città è rimasta un punto di riferimento per gli artisti di ogni genere, basata sull’ideologia della condivisione e della solidarietà, che ha visto affluire negli anni nuovi coloni, soprattutto tedeschi, anche se attualmente non è semplice per gli esterni entrare a far parte della comunità. I cittadini della Freetown (all’incirca un migliaio di persone) sono i discendenti di coloro che l’hanno fondata, hanno una loro gestione interna, non pagano le tasse e l’affitto, e vivono secondo il credo dell’uguaglianza e della libertà. All’interno di Christiania è proibito circolare con le automobili, le forze dell’ordine non possono intervenire, e in alcune zone è vietato fare foto; una di queste è la Green Light District, l’arteria commerciale principale della Città Libera, meglio conosciuta come Pusherstreet, dove è autorizzata la vendita e il consumo di droghe leggere. Inizialmente nella città si vendevano anche cocaina e altri tipi di droghe, ma il governo ha deciso di eliminare le droghe pesanti e di nascondere il commercio di quelle leggere camuffando i chioschi. Ma Christiania non è solo droghe e trasgressione, all’interno vi si trovano cafè, jazz bar con spettacoli dal vivo, ristoranti, negozi di abbigliamento e gallerie d’arte, inoltre nella città si trova il più vecchio fabbricante di biciclette e dei tipici carrelli; è un miscuglio di magazzini, baracche, case, murales e sculture all’aperto. Christiania è sempre stata un’area incerta e discussa, e l’esecutivo danese continua a premere per la sua rimozione. A partire dal 2002 le autorità chiesero che il commercio di hashish venisse reso meno visibile, nel 2006 la cittadella ha perso il suo status speciale di comunità alternativa, e nel 2007, a 36 anni dalla sua nascita, la polizia ha distrutto uno dei primi edifici, fatto che ha scatenato un conflitto con le forze dell’ordine. Dopo anni di lotte e dopo che i residenti hanno barricato l’ingresso agli esterni per mesi di protesta, nel 2011 finalmente si è raggiunto un accordo con le autorità: Christiania resta libera e abitata, a patto che gli abitanti acquistino attraverso un fondo l’intero complesso residenziale per 76,2 milioni di corone danesi, l’equivalente di circa 10,2 milioni di euro. Dagli anni della sua fondazione lo spirito libertario e di apertura si è affievolito, e per molti Christiania non è diventata altro che una trovata commerciale per i turisti, ma la Freetown, colorata e controversa, rimane un luogo unico, dove persone dal background diverso si mescolano in una società senza gerarchie. Una città libera dove i veterani difensori dei movimenti alternativi dei decenni passati continuano a sopravvivere in un mondo che sembra voler cancellare quel credo. Più che una città Christiania è uno stile di vita, un “esperimento sociale” in una realtà eco-anarchica che si evolve e si adegua ai tempi nuovi, ultima comunità di un’utopia che non intende arrendersi e che continua a lottare per tenere vivo il sogno da cui quarant’anni fa è nata.
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