Rock Carvings alla ricerca delle incisioni rupestri in Canavese
20-07-2023 02:16 - CULTURA




Ivrea (TO), di Désirée Gabella. Forse non tutti sanno che nell'autunno del 2018 è nato in Canavese il gruppo di ricercatori
«Rock Carvings in Canavese»,
di cui fa parte ancheEnrico Gallo,
con lo scopo di ricercare nel territorio canavesano i segni lasciati dall'uomo nel tempo che fu della nostra storia: le incisioni rupestri. Ricordiamo che le incisioni rupestri (detti anche graffiti) sono segni scavati nella roccia. Si trovano figure rupestri a partire da quando è comparso l'Homo Sapiens e sono risalenti all'Epoca Neolitica e all'Età del Ferro. In tutto il mondo, solitamente, si trovano alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi. Rappresentano sia realtà della vita quotidiana, pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche, la cui interpretazione è assai discussa e varia da quella magico-simbolica, a figure fatte prevalentemente per passatempo da pastori mentre facevano da guardia alle greggi. Le attività di ricognizione del gruppo «Rock Carvings in Canavese» sono iniziate nel 2019, ma la pandemia Covid ha segnato una brusca interruzione della ricerca sul campo, tuttavia dopo aver ripreso a pieno ritmo i risultati non si sono fatti attendere. Le colline e le montagne che circondano l'Anfiteatro morenico di Ivrea e della Valchiusella sono percorse da secoli dai pastori in transumanza con le loro mandrie tra i pascoli stagionali. Le zone ancora non frequentate vengono esplorate continuamente da camminatori esperti, raffinati botanici o da cercatori di prelibatezze gastronomiche, appassionati escursionisti, o ancora da amanti del paesaggio o da naturalisti in cerca di luoghi appartati, particolari, dove ancora la natura riserva nicchie o spettacoli speciali, talvolta unici. Anche se il territorio eporediese è ampiamente antropizzato, offre ancora molto, in termini di risorse naturali, umane e storiche. Tra i numerosi visitatori che esplorano i sentieri, si trovano anche appassionati di incisioni rupestri, che negli ultimi 25 anni si sono trasformati in uno dei settori archeologici più avanzati e ricercati, e le pietre incise, sono diventate dei veri e propri modelli tra gli studiosi. Per questo una nuova generazione di studiosi, appoggiata da una tecnologia digitale, ha deciso così di formare un gruppo per avanzare lo stato della ricerca.Perché un nome anglosassone?
«Abbiamo deciso di usare termini inglesi per il nome del gruppo non per cercare spasmodicamente di utilizzare l'anglofonia, ma per sottolineare la discontinuità con il passato e abbracciare un nuovo modo di fare ricerca archeologica amatoriale sul territorio canavesano. Inoltre, il nome del gruppo vuole essere internazionale, poiché collaboriamo con gruppi che, come il nostro, catalogano e raccolgono le proprie ricerche in un database di documentazione globale chiamato WARA, gestito dall'IFRAO (International Federation Rock Art Organization), ente riconosciuto e supportato dall'UNESCO».
Quali sono gli obiettivi del gruppo?
«Il primo obiettivo che ci siamo posti è quello di raccogliere tutta la documentazione esistente in materia, iniziando così un censimento il più completo possibile che comprenda tutte le forme di arte rupestre rilevate nelle nostre survey. Alcune di queste le diffondiamo nel web come scheda rappresentativa. Tutto il materiale sarà digitalizzato gradualmente e reso disponibile agli studiosi del settore. In questo primo step esploreremo in dettaglio i massi più significativi. L'obiettivo successivo è quello di trovare una sede dove archiviare il materiale raccolto, i rilievi tecnici realizzati e gli strumenti scientifici. Il nostro cammino è appena iniziato, ma abbiamo già trovato alcuni Comuni interessati alla creazione di un museo tematico e di raccolta dati, che rappresenta il nostro traguardo finale».
Come organizzate la ricerca sul campo e lo studio?
«Come detto sopra, siamo coadiuvati dall'IFRAO e seguiamo la sua metodologia scientifica di rilevamento. Per realizzare questo tipo di ricerca, è necessario essere proiettati verso il futuro, poiché i nuovi metodi tecnologici digitali e le possibilità offerte dal web (dalle comparazioni digitalizzate all'Intelligenza artificiale) diventeranno fondamentali non solo nella ricerca, ma anche nella diffusione delle scoperte, oltre che nell'approfondimento e nel completamento degli studi. Il confronto con gli altri siti archeologici presenti nei vari continenti, ma anche lo sviluppo parallelo delle conoscenze come la paleobotanica e la paleoclimatologia, permetteranno anche un miglioramento della conoscenza anche del nostro territorio. In particolare lo sviluppo della ricerca archeoastronomica sembra molto promettente».
Dunque, la vostra ricerca non riguarda solo nuove segnalazioni?
«La raccolta della documentazione esistente è stata basilare sin dall'inizio della nostra attività. Numerosi studi e articoli sono stati realizzati e pubblicati negli anni '70-'80 del secolo scorso. Alcune delle nostre pietre sono così ben studiate e scientificamente importanti che reggono tranquillamente il confronto con quelle della Valcamonica, considerata la location mondiale e patrimonio dell'UNESCO. Per compiere questo balzo in avanti, il gruppo dovrà rivedere le interpretazioni di studiosi locali, talvolta forzate, avvalendosi invece della consulenza dei migliori esperti internazionali, tra cui Jan Stillstrom dell'Università di Uppsala (Svezia), A. E. Fossati dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e A. Arcà (IFRAO) e Terence Meaden (Oxford), tanto per indicarne alcuni».
Qual è la motivazione che vi stimola nella ricerca?
«Il piacere della scoperta non è tale se non è condiviso ed assaporato da coloro che sono interessati, all'interno della comunità umana che abita il territorio in oggetto, a conoscere il quando, il dove e il perché delle cose. Quando i nostri progenitori si sono avventurati nell'area racchiusa dalla Serra? Dove si sono insediati? Perché hanno compiuto certe scelte? L'uomo ha da sempre avuto scambi e la cultura materiale, il credo e le pratiche religiose, le conoscenze, hanno da sempre viaggiato lungo le vie di comunicazione in tutto il globo, plasmando la vita anche di quelle società che erano piccole ed apparentemente isolate dal resto del mondo, come a prima vista potrebbe sembrarci per il territorio canavesano. Se trovate un masso con delle incisioni inviateci una foto oppure, se avete sempre sognato di diventare dei novelli Indiana Jones, potete seguirci o contattarci sul gruppo Facebook Rock Carvings in Canavese. Saremo lieti di accogliervi!».
«Abbiamo deciso di usare termini inglesi per il nome del gruppo non per cercare spasmodicamente di utilizzare l'anglofonia, ma per sottolineare la discontinuità con il passato e abbracciare un nuovo modo di fare ricerca archeologica amatoriale sul territorio canavesano. Inoltre, il nome del gruppo vuole essere internazionale, poiché collaboriamo con gruppi che, come il nostro, catalogano e raccolgono le proprie ricerche in un database di documentazione globale chiamato WARA, gestito dall'IFRAO (International Federation Rock Art Organization), ente riconosciuto e supportato dall'UNESCO».
Quali sono gli obiettivi del gruppo?
«Il primo obiettivo che ci siamo posti è quello di raccogliere tutta la documentazione esistente in materia, iniziando così un censimento il più completo possibile che comprenda tutte le forme di arte rupestre rilevate nelle nostre survey. Alcune di queste le diffondiamo nel web come scheda rappresentativa. Tutto il materiale sarà digitalizzato gradualmente e reso disponibile agli studiosi del settore. In questo primo step esploreremo in dettaglio i massi più significativi. L'obiettivo successivo è quello di trovare una sede dove archiviare il materiale raccolto, i rilievi tecnici realizzati e gli strumenti scientifici. Il nostro cammino è appena iniziato, ma abbiamo già trovato alcuni Comuni interessati alla creazione di un museo tematico e di raccolta dati, che rappresenta il nostro traguardo finale».
Come organizzate la ricerca sul campo e lo studio?
«Come detto sopra, siamo coadiuvati dall'IFRAO e seguiamo la sua metodologia scientifica di rilevamento. Per realizzare questo tipo di ricerca, è necessario essere proiettati verso il futuro, poiché i nuovi metodi tecnologici digitali e le possibilità offerte dal web (dalle comparazioni digitalizzate all'Intelligenza artificiale) diventeranno fondamentali non solo nella ricerca, ma anche nella diffusione delle scoperte, oltre che nell'approfondimento e nel completamento degli studi. Il confronto con gli altri siti archeologici presenti nei vari continenti, ma anche lo sviluppo parallelo delle conoscenze come la paleobotanica e la paleoclimatologia, permetteranno anche un miglioramento della conoscenza anche del nostro territorio. In particolare lo sviluppo della ricerca archeoastronomica sembra molto promettente».
Dunque, la vostra ricerca non riguarda solo nuove segnalazioni?
«La raccolta della documentazione esistente è stata basilare sin dall'inizio della nostra attività. Numerosi studi e articoli sono stati realizzati e pubblicati negli anni '70-'80 del secolo scorso. Alcune delle nostre pietre sono così ben studiate e scientificamente importanti che reggono tranquillamente il confronto con quelle della Valcamonica, considerata la location mondiale e patrimonio dell'UNESCO. Per compiere questo balzo in avanti, il gruppo dovrà rivedere le interpretazioni di studiosi locali, talvolta forzate, avvalendosi invece della consulenza dei migliori esperti internazionali, tra cui Jan Stillstrom dell'Università di Uppsala (Svezia), A. E. Fossati dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e A. Arcà (IFRAO) e Terence Meaden (Oxford), tanto per indicarne alcuni».
Qual è la motivazione che vi stimola nella ricerca?
«Il piacere della scoperta non è tale se non è condiviso ed assaporato da coloro che sono interessati, all'interno della comunità umana che abita il territorio in oggetto, a conoscere il quando, il dove e il perché delle cose. Quando i nostri progenitori si sono avventurati nell'area racchiusa dalla Serra? Dove si sono insediati? Perché hanno compiuto certe scelte? L'uomo ha da sempre avuto scambi e la cultura materiale, il credo e le pratiche religiose, le conoscenze, hanno da sempre viaggiato lungo le vie di comunicazione in tutto il globo, plasmando la vita anche di quelle società che erano piccole ed apparentemente isolate dal resto del mondo, come a prima vista potrebbe sembrarci per il territorio canavesano. Se trovate un masso con delle incisioni inviateci una foto oppure, se avete sempre sognato di diventare dei novelli Indiana Jones, potete seguirci o contattarci sul gruppo Facebook Rock Carvings in Canavese. Saremo lieti di accogliervi!».
Il gruppo «Rock Carvings in Canavese» invita chiunque: «Se andaste tra i boschi e le colline canavesane, guardate anche le pietre...Se trovate qualcosa fate una foto e mandatecela su facebook
».
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